giovedì 17 marzo 2016

E' Come Andare In Bicicletta


Una volta che hai imparato, è come andare in bicicletta
L'uncinetto intendo, o il crochet come ora si legge ovunque.

uno degli ultimi lavori
L'altro giorno stavo ripensando a quando ho imparato a lavorare con l'uncinetto e ho ricordato che 
a) mi pare di averlo sempre saputo fare, anche se so che non è così
b) per tanto tempo mi sono dimenticata di saperlo fare.

Ma andiamo con ordine 
Mentre tentavo di rimettere insieme i pensieri, ho ricordato che devo aver imparato davvero da piccola, e sicuramente da mia nonna. Dico sicuramente perché io sono destrorsa mentre mia mamma è mancina, perciò non avrei potuto imparare da lei. 

Quindi è stata mia nonna, che aveva peraltro anche un nome molto bello, Amelia. 

Aveva i capelli bianchi sempre raccolti dietro la nuca e io me la ricordo sempre vestita di nero. Ma me la ricordo anche quasi sempre seduta con un uncinetto in mano, a lavorare una presina o a fare una sciarpa. Con il tempo, diventata più anziana, ricordo che faceva delle grandi coperte che non finivano mai. Tutti in famiglia avevano una sua coperta - chissà quindi quante ne avrà fatte - e mia mamma si ingegnava un sacco per trovare lana presso i maglifici perché lei non ne rimanesse mai sprovvista. Erano coperte di tanti colori, a righe un po' interrotte, ma ne ricordo piccole per i bambini ma anche di matrimoniali!
Quanti punti, chissà quanti suoi pensieri intrecciati con i fili e i colori.

Quindi ho imparato da nonna Amelia. Per un po' di anni ho fatto qualcosa, poi ho smesso, era cosa da donne anziane, io dovevo pensare ad altro: studiare, uscire, viaggiare, conoscere gente, pensare al futuro. Sicuramente non avevo tempo di star seduta ad intrecciare punti e pensieri. 


Ci deve essere stata una pausa in cui ho ripreso contatto questa parte creativa di me quanto l'uomo della mia vita, marito più tardi, era spesso fuori per lavoro e quindi mi era entrato il pallino degli asciugamani con il bordo all'uncinetto: belli, colorati, ci ho lavorato un sacco, ma credo di averli usati poi molto poco.

Dopo questa breve pausa, mi sono dimenticata di questo uncino di ferro e dei filati suoi fratelli per parecchi anni. Nel frattempo la vita mi assorbiva con una vita a due, una nuova casa, il lavoro, e poi i miei due bambini, oggi ormai due ragazzi. Non c'era proprio il tempo.

Poi, quattro anni fa, apre vicino a casa un negozio traboccante di creatività - filati vari, cotone, lane, tessuti, bottoni e via di questo passo - e mi innamoro di una borsa fatta a crochet. La guardo e la riguardo per giorni e poi penso "ma io la saprei sicuramente fare!"
E quando, mi chiedo ? Di notte, con tutte quello che ho da fare ? Si !

Ed e' proprio una notte che non ci dormo e continuo a pensare, e il giorno dopo vado, entro e compro il cotone e comincio a lavorare, come se non avessi mai smesso, come se fossi scesa dalla bicicletta il giorno prima. 

E' proprio così, una volta che hai imparato, lo sai fare per tutta la vita. 


E stranamente, a dispetto delle tante cose da fare in una giornata, della stanchezza e del poco sonno, trovo che lavorare di nuovo intrecciando punti e filati e colori mi rilassa, mi regala serenità e tranquillità interiore, i pensieri diventano leggeri, le tensioni del lavoro e della giornata diventano altro da me.

Questo mi regala questa passione antica tramandata di madre in figlia, una creatività che mi avvolge e che mi ha fatto diventare diversa. Riscoprire il crochet è stato solo il primo passo per trovare dentro di me una creatività che nemmeno io pensavo di avere, per guardare oltre, per sperimentare nuove tecniche e nuove cose, per aprirmi al mondo.

Di cuore, grazie nonna Amelia, per avermi regalato la bicicletta !

ps - se volete, insegno anche a voi ad andare in bicicletta!

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